Giuliano Calisti intervista Maria Trionfi

INCONTRO CON MARIA TRIONFI
Sabato 8 ottobre ho intervistato Maria Trionfi, la figlia del Gen. Alberto Trionfi, uno dei 650 mila soldati Italiani, che la codardia dei Savoia e la follia di Mussolini, abbandonarono nelle mani dei nazisti dopo l’8 settembre del 1943.
Ci diamo appuntamento presso la sede dell’ANEI (Associazione .Nazionale.Ex INTERNATI) a Roma, e verso le 11.00 di un mattino di un’ottobrata romana, ci conosciamo; Maria è accompagnata dal marito Boris, un signore di origine SERBA, dai modi gentili e dallo sguardo eloquente. Si decide subito di darci tutti del tu, ed in un’atmosfera informale e rilassata io monto l’attrezzatura ed iniziamo l’intervista, che verrà inserita nel documentario sugli Internati Militari Italiani che realizzerà l’ANPI di Viterbo.
Maria mi colpisce subito per la sua dolcezza, accompagnata da una grande fermezza nel raccontare e ricordare i fatti drammatici relativi alla vita del padre, che ella chiama ancora teneramente “papà”; ricordiamo i momenti altrettanto intensi da lei vissuti nell’immediato dopoguerra, quando avvenne per essa stessa e per i suoi familiari la presa di coscienza della tragica e allo stesso tempo eroica,morte del padre, resa ancor più dura da una errata e precedente comunicazione proveniente dall’AMBASCIATA D’ITALIA A MOSCA, che comunicava che il Generale era tra i sopravvissuti. Il Gen. Trionfi, viene mandato AL COMANDO DELLA BASE A NAVARINO in Grecia durante l’ultima guerra, per poi essere deportato il Polonia, a Shokken, dopo l’8 settembre del 1943. Lì, assieme ad ALTRI TRECENTO CIRCA FRA GENERALI ED AMMIRAGLI, subirà le privazioni e le minacce nel campo di concentramento, ma resisterà alle subdole offerte di collaborazione da parte degli aguzzini nazisti, come farà la gran parte dei nostri militari Italiani. Il suo alto spessore morale gli conferirà una volontà incrollabile, che lo porterà a rifiutare ogni collaborazione con il nazifascismo, rinunciando così a quella libertà che lo avrebbe riportato a riabbracciare i propri cari. Insieme ad altri generali, verrà tradotto al seguito dei suoi aguzzini in ritirata, in condizioni durissime, sino ad una marcia massacrante nota come “marcia della morte”, durante la quale il Gen. Trionfi sarà uno degli Italiani che verranno assassinati (basta così, non furono fucilati). Maria mi racconta delle sue ricerche in Polonia, dei contatti con Simon Wiesenthal, della scoperta di un testimone oculare dell’assassinio del padre. Mi parla della sepoltura decorosa e quasi amorevole che i CONTADINI polacchi avevano riservato al padre. Mi racconta con intensa lucidità del ritorno delle spoglie del padre nel 1956 presso il porto di Ancona, a bordo di un mercantile russo: al Capitano della nave ed alla moglie che viaggiava con lui, vennero regalati dei fiori, ma per il papà a causa del coinvolgimento dell’Unione sovietica, non furono autorizzati funerali “pubblici” DAL GOVERNO.
Alla fine, Maria mi ha mostrato delle teche che ha portato appositamente, contenenti delle lettere del padre dal campo di prigionia, delle foto, nonché le mostrine da Generale e gli occhiali del padre: oggetti ritrovati nella sepoltura.
Sono rimasto molto turbato e commosso specie nel vedere le mostrine, davanti alle quali chissà quanti giovani saranno scattati sull’attenti, per le quali tanti giovani si saranno sacrificati per un Re che poi li tradì, per le quali tanti soldati ed ufficiali si son sacrificati dopo l’8 settembre perché vedevano già i simboli di un’Italia nuova in quelle mostrine, e dissero “no” al nazifascismo.
E poi quegli occhiali, quasi un prolungamento del corpo, come degli occhi attraverso i quali il Generale vide la guerra dell’Italia, (niente trionfo perché non c’è stato) e la caduta, la prigionia, l’odio dei nazifascisti, la follia, fino al all’assassinio e alla morte: ecco quanto hanno visto quegli occhiali rotti.
Ecco quindi il seme del Risorgimento diffuso, ecco il germoglio della fede della Patria che supera anche l’amore per la famiglia, che, unito al martirio ed al sacrificio dei Partigiani combattenti in Italia ed all’estero, assieme alla Resistenza non armata al nazifascismo, completa il mosaico delle Resistenze.
Giuliano Calisti
CP ANPI Viterbo